lunedì 13 gennaio 2014

Altro di cui preoccuparsi in Europa: La disastrosa conseguenza della moria di api per l’Europa

Altro di cui preoccuparsi in Europa: La disastrosa conseguenza della moria di api per l’Europa



Quartz

Todd Woody

Si è parlato a lungo della grande moria di apiche ha colpito  Stati Uniti ed Europa, una carenza che si temeva potesse minacciare varie colture che dipendono da loro come impollinatori. Ora, alcune ricerche hanno messo in numeri quanto dannoso sia il deficit di questi insetti per il territorio europeo. E i risultati sono allarmanti, a dir poco.



Nello studio su 41 Paesi, i ricercatori hanno scoperto che tra il 2005 e il 2010  la domanda per i cosiddetti “servizi impollinatori” è cresciuta quasi cinque volte più velocemente rispetto alla concreta fornitura consentita attualmente dalle api. Nel Regno Unito i ricercatori stimano che ora ci siano sufficienti alveari solo per soddisfare un quarto della domanda. In generale, in Europa, possono soddisfare solo il 25% al 50%. Nel complesso, quasi la metà dei Paesi studiati accusano un deficit di api.


Secondo il ricercatore Simon Potts dell’Università di Reading nel Regno Unito, “siamo di fronte ad una catastrofe che ci attende nei prossimi anni se non agiamo ora” (The Guardian).

Una catastrofe per ora evitata grazie all’attività degli “impollinatori selvatici” – bombi, sirfidi ed altre specie. Questa è la buona notizia. La cattiva notizia è che gli scienziati hanno pochi dati concreti sul numero di api selvatiche e suòle loro abitudini di impollinatori. Peggio ancora, le api selvatiche potrebbero essere altrettanto a rischio.

Secondo i ricercatori, “recenti studi hanno dimostrato cali diffusi nella diversità degli impollinatori selvatici in gran parte dell’Europa a causa dell’intensificazione dell’agricoltura, il degrado degli habitat, la diffusione di malattie e parassiti ed il cambiamento climatico”.

Anche se gli scienziati ritengono che il collasso globale delle popolazioni di api negli ultimi 7 anni sia dovuto ad esposizione ai pesticidi e malattie varie, questa non è l’unica causa. Anche se le api stanno scomparendo, la quantità di terra convertite ad uso agricolo è aumentato vertiginosamente. Nel complesso, la quantità di terreni agricoli dedicati alle colture che dipendono da api è aumentato del 300% dal 1961. Questo è in parte il risultato del boom dell’utilizzo di biocarburanti a partire dal passato decennio.

Gli agricoltori hanno utilizzato la pianta di mais, la colza ed altre colture che fungono da base per l’etanolo ed il biodiesel per sostituire i combustibili fossili. Ma visto che gli agricoltori ripuliscono la terra per coltivare queste colture, così facendo eliminano molti dei fiori selvatici ed altre piante il cui polline serve alle api per alimentare gli alveari. Gli studi hanno dimostrato che indeboliti dalla mancanza di cibo, le api diventano maggiormente sensibili a malattie ed all’avvelenamento da pesticida. Il che contribuisce al problema noto come Colony Collapse Disorder, dove interi alveari improvvisamente deperiscono.

Secondo i ricercatori il futuro delle api e della loro impollinazione dipende direttamente dalle colture alimentari e, in parte, da quanta terra continuerà ad essere riservata per la produzione di biocarburanti.

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